Torino, novembre 2012
L’opera “retrouvée” di Marcel Duchamp
Ci troviamo probabilmente oggi davanti all’opera ritrovata di Marcel Duchamp: il famoso “scolabottiglie” o porta-bottiglie. Potrebbe infatti, ma dico: potrebbe, trattarsi proprio dell’opera originale persa nel 1916. Conclusione a cui sono giunto dopo una breve indagine di cui voglio rendervi partecipi. Percorriamo insieme la storia di questo oggetto che ha suscitato tanti rompi-capo nel mondo dell’arte. Il racconto che segue può fornirci informazioni utili per sapere se ci troviamo o meno davanti al famoso originale. Conosciamo la data d’acquisto dello scolabottiglie da parte di Marcel Duchamp. E’ infatti Duchamp stesso che in un’intervista degli anni ‘50 dice di averlo semplicemente comprato nel 1914 al bazar Hôtel-de-Ville di Parigi. L’opera rimarrà nel suo studio parigino fino alla fine del 1915, data di scadenza del contratto d’affitto. Così nel dicembre 1915, visto che Marcel era in quel momento a New York, furono la sorella Suzanne insieme al marito ad eseguire il trasloco. Sappiamo poi da una lettera scritta a New York da Duchamp nel gennaio 1916 (quindi un mese dopo il trasloco) ed indirizzata alla sorella Suzanne, dell’intenzione dell’artista di trasfigurare questo oggetto in un “Ready-made”. Prima di allora il concetto di Ready-made, non esisteva ancora nella mente di Duchamp.Leggiamo dunque le parole di Marcel:..Qui a New York ho acquistato degli oggetti dello stesso gusto e li tratto come “Ready-made” ti faccio un esempio: ho acquistato una pala da neve (giustamente siamo in inverno) sul fondo della quale ho scritto “In Advance of the Broken Arm”. Non sforzati troppo di capire il significato romantico, impressionista o cubista, non ha niente a che vedere con tutto questo. Adesso cara sorella prendi dal mio studio lo scolabottiglie e tienilo per te. Io ne faccio un “Ready-made a distanza”. Scriverai in basso, all’interno del cerchio inferiore a piccole lettere dipinte in bianco-argento, con un pennello per colori ad olio, l’iscrizione che ti invierò. Da questa lettera apprendiamo dunque dell’intenzione di Marcel di trasfigurare un banale oggetto, un porta-bottiglie appunto, in un “Ready-made” semplicemente scrivendoci sopra una frase. Ma quale sarà stata la famosa frase di Marcel Duchamp per il porta-bottiglie? Non lo sappiamo e neanche lui ne aveva più memoria quando in un’altra intervista degli anni ’50 dichiarò di non ricordare quale fosse la frase da scrivere sullo scolabottiglie .Però in una ipotetica lettera andata perduta e riconducibile alla corrispondenza fra l’artista e la sorella Suzanne è immaginabile che io abbia trovato una frase molto strana: “Un des goûts à peine levé”. Frase Duchampiana per eccellenza. Poteva riferirsi allo scolabottiglie? Chi lo sa! Sappiamo solo che prima di ricevere la lettera del gennaio 1916 il trasloco era già avvenuto e dal quel giorno si persero le tracce dello scolabottiglie che non diventò mai un Ready-made. Mancava la frase magica!!! Da questo momento in poi possiamo solo immaginare il possibile tragitto di questo oggetto fino al suo arrivo qui oggi fra noi. Possiamo fantasticare e pensare che durante il trasloco Suzanne abbia ritenuto quest’oggetto inutile, l‘abbia dato ad un “ferrailleur” ,o ferrivecchi, il quale l’abbia poi venduto ad un immigrato italiano il quale l’adoperò veramente come scolabottiglie. Negli anni ‘50 verosimilmente l’immigrato fece ritorno nel suo paese d’ origine in Abruzzo dove si ritirò e successivamente morì, negli anni 60. Lo scolabottiglie rimase dunque per anni abbandonato in cantina, come testimonia peraltro la molta ruggine presente sul basamento, fino a che qualche anno fa’ un brocanteur, un robivecchi, lo comprò per pochi soldi e lo rimise in vendita. Fu così che lo incrociai per caso e lo acquistai per 50 euro appropriandomi del suo glorioso passato. Oggi però solo alcuni dei suoi simili, credo se ne contino otto esemplari in tutto, possono essere definiti opere d’arte. Secondo un contratto firmato nel 1964 infatti Marcel Duchamp cedette in esclusiva alla galleria Arturo Schwarz di Milano la riproduzione di alcuni esemplari di scolabottiglie. Questo fatto determinò quindi l’esclusione dal novero delle opere d’arte di tutti gli altri scolabottiglie presenti al mondo, compreso questo davanti a voi. Qualche tempo dopo la firma del contratto con la galleria milanese, un amico di Duchamp: Gorsline chiese all’artista di firmare uno scolabottiglie trovato anch’esso per caso. Duchamp rispose però che non poteva firmare ma che almeno quel Ready-made “metafisico”, non firmato, avrebbe avuto il vantaggio di non avere un valore commerciale. E’ una bella storia, una vera storia incredibile di un oggetto non credibile, ma venerato da tanti. A me piace pensare che quello che vedete qui oggi sia veramente lo scolabottiglie originale comprato da Duchamp nel 1914, che sia l’opera retrouvèe di un artista che portò l’arte del XX secolo all’invisibile, al non retiniano. Adesso vi lascio alla vostra immaginazione, che mi sembra la cosa migliore per poter fruire dell’arte, ricordandovi un ultimo pensiero di Duchamp :
“Un aspetto del Ready-made è che non ha niente di unico, la replica di un Ready-made trasmette lo stesso messaggio.”
Testo di Julien Cachki |